Illustrazione della legge

Con la legge N. 30 del 03-11-2016 la regione Puglia si è dotata di una legge sul radon per la tutela della salute pubblica in ambienti confinati. In realtà non avendo dato una definizione di “ambiente confinato” si corre il rischio di imporre la misurazione anche nei piani alti degli edifici in cui, come è risaputo, la concentrazione di radon non raggiunge livelli degni di attenzione. La legge prevede l’obbligo della misurazione della concentrazione media annuale, distinta in due semestri, in tutti gli edifici destinati all’istruzione e a quelli aperti al pubblico non solo negli ambienti confinati, ma in tutti i locali dell’immobile.
Entro il 4 febbraio 2017 gli esercenti interessati avrebbero dovuto avviare la misurazione annuale della concentrazione di radon e hanno tempo fino a 18 mesi dall’entrata in vigore della legge, cioè entro il 4 agosto 2018, a trasmettere al Comune e all’Arpa Puglia i risultati delle misure, prima che il Comune sospenda per dettato di legge la certificazione di agibilità. Poiché le misure durano un anno, e prevedendo un tempo di circa 1 mese tra ritiro dei dosimetri, lettura e redazione della Relazione Tecnica, gli esercenti entro giugno 2017 devono avviare le misurazioni.
Nei locali in cui si sono registrate concentrazioni medie annuali di radon superiori a 300 Bq/m3 si deve procedere alla bonifica entro un anno.
Entro febbraio 2019 la regione deve predisporre il “Piano regionale Radon” che deve individuare le aree a rischio, dare indicazioni sulle modalità dei risanamenti e degli accorgimenti tecnici da osservare nelle nuove costruzioni, delle informazioni da divulgare, delle modalità di monitoraggio. Entro un anno dall’approvazione del suddetto piano i Comuni devono adeguare i propri strumenti di painificazione urbanistico-territoriale adottando le indicazioni del piano. Vi sono diversi Comuni che stanno redigendo i loro piani urbanistici e non si stanno ponendo il problema del radon. Si corre il rischio che quando avranno concluso l’iter approvativo scattano le prescrizioni del Piano regionale radon e devono sospendere l’approvazione del piano urbanistico, con gravi disagi per i cittadini e le casse comunali. Inoltre si corre il rischio di individuare come edificabili terreni particolarmente ricchi di radon, con evidenti danni alla salute pubblica.
La Legge regionale prevede che l’attuazione del piano radon possa essere redatto anche per stralci. Le misurazioni effettuate dal mio laboratorio “Radongas” negli ultimi dieci anni, le misurazioni effettuate dalla provincia di Lecce nelle scuole, dall’Arpa, le indagine epidemiologiche sull’incidenza del carcinoma polmonare, di cui il radon è la seconda causa dopo il fumo di sigarette, evidenziano che la provincia di Lecce è particolarmente interessata al fenomeno. Questi dati oggettivi non possono essere trascurati, per cui sarebbe opportuno procedere quanto prima alla redazione, per stralcio, del “Piano radon” per la provincia di Lecce. Lo SPESAL di Lecce, è stato uno dei primi in Puglia, e non solo, a chiedere la misurazione del radon negli immobili interrati interessati a qualche pratica autorizzativa che prevedesse ristrutturazioni per attività economiche. Quindi si hanno a disposizione abbastanza dati che, se ben incrociati, possono essere la base su cui definire una mappa del rischio radon. La redazione di questa mappa è utilissima per chi deve costruire, in quanto si possono prendere semplici accorgimenti tecnici, dal costo irrilevante, che impediscano l’ingresso del radon all’interno dell’edificio. Intervenire successivamente richiede uno sforzo tecnico ed economico non trascurabile.
I risultati delle indagine che devono essere avviate saranno di fondamentale importanza per la redazione della mappa radon regionale. Il problema è che la misurazione non è una cosa semplice e i risultati possono essere inficiati da un non corretto posizionamento dei dosimetri, dalle condizioni climatiche, o dalla scarsa affidabilità dei dosimetri stessi. Ho visto dosimetri posizionati in postazioni critiche e non idonee, per cui i dati che si comunicheranno non hanno alcun valore oggettivo della situazione. Il fatto è che la legge Regionale non prevede chi debba fare le misure, né le caratteristiche del laboratorio che effettua le misure. La Regione Veneto, per fare un esempio, ha istituito un elenco regionale dei laboratori idonei, cui è inserito anche il mio laboratorio “Radongas”, dopo aver vagliato, sulla base dei risultati ottenuti a livello internazionale durante gli interconfronti, la loro affidabilità. In Puglia si sta procedendo senza una regia, senza aver adottato un protocollo da rispettare nelle misurazioni, per cui ognuno fa quello che vuole, colloca i dosimetri dove vuole, acquista i dosimetri meno costosi, e decide quanti dosimetri posizionare negli edifici e da chi farli posizionare. Vi è evidente investimento di denaro senza che questo comporti un oggettivo beneficio sanitario.